Giubilei - Intervista a D. Livio
A trent'anni dall'Ordinazione Sacerdotale, in occasione dei giubilei di matrimonio e di vita religiosa del 21 aprile, vogliamo porre al nostro parroco d. Livio alcune domande per comprendere meglio la sua vocazione e il percorso compiuto, proiettato nel futuro.
A cura di Plinia Mason e Laura Daminato
Com 'è nata la sua vocazione alla vita sacerdotale?
Mi sono diplomato a vent'anni perito agrario-enologo a Conegliano. Già da due anni erano sorte in me le domande: “Perché no prete?” e "Chi ci Sarà un giorno ad annunciare il Vangelo alle persone ?"
Sono stato accompagnato a fare chiarezza in me fino a che si è confermata la mia risposta definitiva al Signore, Iasciando la prospettiva di una famiglia e di una professione che mi attirava.
Sono entrato quindi nella comunità del seminario di Treviso, inizialmente anche con qualche resistenza da parte di mio padre, che con il tempo si è però tramutata in serenità e poi in gioia al momento dell'ordinazione.
Ultimato il percorso formativo e iniziato il servizio come semìnarista in parrocchia, il 30 aprile 1983, sono stato ordinato sacerdote.
La mia decisione è maturata in particolare attorno a due prospettive importanti:
- diventare ed essere un uomo di Dio, in profonda relazione con il Signore;
- essere fratello tra fratelli
ln questi trent'anni ho cercato di vivere questa duplice dimensione e di trasmetterla anche a tanti giovani che ho avuto la possibilità di accompagnare nella ricerca vocazionale.
Le diverse esperienze fin qui vissute come hanno segnato e arricchito la sua vocazione?
Ci sono stati momenti di difficoltà o di dubbio?
Nel tempo è maturata in me la consapevolezza di essere un semplice strumento di cui il Signore si serve per aiutare le persone ad essere uomini e donne di speranza, in modo particolare oggi e in tante situazioni di disagio.
Nella mia vita sono state molto importanti l'umanità, intesa come condizione per veicolare e mediare l'annuncio del Vangelo, la relazione con le persone, la vicinanza con la condivisione delle gioie e delle sofferenze.
Due momenti del ministero sono stati e sono sempre per me molto coinvolgenti: la Confessione e l'accompagnamento degli ammalati, perché questi momenti mi permettono di vedere la misericordia, la tenerezza e la consolazione di Dio. In essi ripercorro i momenti della vita di Gesù quando, passando accanto agli ammalati e ai peccatori, guariva le loro ferite.
L'impegno nel ministero è stato più facile nel servizio pastorale nelle varie parrocchie come cappellano e parroco, più impegnativo invece nel servizio alla diocesi, ma questo dettato soprattutto dai tratti della mia personalità, perché mi Sento più portato ad essere pastore tra la gente.
La forza nei momenti di fatica l'ho sempre trovata e la trovo nella preghiera, ricavando ogni giorno del tempo per stare con il Signore.
Mi è sempre stata di notevole aiuto nella mia vita spirituale e nel ministero anche la condivisione con altri preti grazie alla convivenza nella stessa casa, in una relazione fraterna, dove ci si aiuta ad accettare le diversità, ma dove ci si vuole bene e si lavora in sinergia. Questo è indispensabile e determinante anche nella prospettiva nuova di collaborazione pastorale tra parrocchie e per un necessario equilibrio rispetto al notevole carico di impegni pastorali per noi preti oggi.
Accanto, poi, alla positiva collaborazione con i vescovi e i preti ho riconosciuto doveroso e prezioso il cammino compiuto con le persone consacrate e con i tanti laici incontrati nelle varie realtà del ministero.
Posso dire che il confronto e la collaborazione con i laici mi hanno aiutato a servire la Chiesa, valorizzandoli, in una crescente corresponsabilità nell'attività e nell'azione pastorale.
In diversi momenti della mia vita persone e situazioni hanno confermato il dono che ho fatto di me, rispondendo a questa chiamata del Signore, sentendomi al mio posto, in obbedienza al progetto di Dio e alla sua volontà sulla mia persona.
Alla luce della sua esperienza di vocazione sacerdotale, che messaggio sente di dare soprattutto ai giovani che si stanno interrogando sul loro futuro?
Ringrazio anzitutto il Signore per il dono di questa vocazione che mi ha permesso di maturare come cristiano, servendo il Signore e accompagnando le persone. Sono felice della mia scelta, senza nascondere che vi sono anche delle difficoltà, come in tutte le vocazioni.
Ai giovani, in particolare, mi sento di dire con verità che è bello ed è una ricchezza speciale comprendere la vocazione del Signore e rispondere, anche consacrando la propria vita per i fratelli. Noi siamo in un 'tempo di crisi della vocazione, di tutte le vocazioni, e la crisi è nel dare una risposta affermativa. Questo può essere motivato dal fatto che manca o è fragile un'esperienza di fede in Gesù Cristo e quindi diventa faticosa una risposta fondata solo sulle proprie forze e non sulla grazia del Signore.
Dove vede più urgente il suo impegno in questo tempo?
lo oggi sento la mia vita piena, ricca, significativa dentro la comunità di San Martino, e rivolto alle persone a cui sono chiamato nel servizio.
Con la maturità spirituale e ministeriale del ministero sacerdotale, sento che il servizio a cui sono chiamato deve puntare all'essenziale, cioè annunciare Gesù Salvatore, colui che da senso e significato alla vita delle persone e vivere il ministero nella logica del servizio: gratuità nel tempo, nei mezzi, nella persona.
Nella prospettiva attuale, il mio impegno vuole essere quello di aumentare in questa comunità e soprattutto nei giovani, il coraggio, la fede e la gioia di donarsi nell'amore per sempre, nella vita matrimoniale, ma anche come sacerdoti, religiose, missionari...
Per la comunità in generale le linee prioritarie di un servizio come prete riguardano un grande passaggio dall'essere semplicemente persone religiose a diventare dei credenti cristiani che giocano la propria esistenza nella relazione con il Signore e nella carità verso gli altri, come dei testimoni credibili.
Come mai la scelta di festeggiare i suoi trent'anni di sacerdozio assieme ai giubilei di matrimonio e ad altri di vita consacrata?
Questa scelta di festeggiare, ma soprattutto di ringraziare il Signore assieme ad altri religiosi e con tante coppie di sposi, è maturata dal fatto di sentire la comunità preziosa e ricca grazie a tutte le vocazioni.